La crisi del canto del maggio drammatico, un tempo cuore pulsante della cultura della Garfagnana, è un riflesso del profondo cambiamento sociale e culturale che ha colpito la nostra società a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso. Con la progressiva scomparsa della civiltà contadina, che costituiva il contesto naturale in cui questa forma d’arte prosperava, il maggio drammatico ha perso il suo pubblico e la sua funzione originaria.
Il periodo “venturiellano” è stato reso possibile dalla presenza di molti cantori ed ammiratori nati prima della seconda guerra mondiale, ancora vivi e nel pieno delle forze, anche se quel teatro era ormai disconnesso dalla nuova società e dalle sue mode. Insomma se lo sono cantato e seguito fra loro, ma a mano a mano che il tempo passava e si riduceva il loro numero per la fine naturale di ciascun essere umano, le rappresentazioni languivano e i cantori si riducevano ad essere sempre di meno e sempre più anziani. Il problema non era solo la scomparsa di un pubblico tradizionale, ma anche la mancanza di un ricambio generazionale tra i cantori.
Tuttavia, oggi c’è un raggio di speranza. L’interesse verso il maggio drammatico non è scomparso del tutto, ma si è trasformato. Nuove persone, spesso mosse da curiosità culturale piuttosto che da una connessione diretta con la tradizione, hanno iniziato a mostrare un interesse crescente per questa forma d’arte. Questo interesse, però, rischia di rimanere inespresso a causa della mancanza di cantori esperti e della difficoltà di trovare chi possa trasmettere questa tradizione.
Che fare (ripetiamoci)?
- Formazione e trasmissione del saper fare: Una delle prime azioni da intraprendere è la creazione di programmi di formazione dedicati alla trasmissione delle competenze necessarie per eseguire il maggio drammatico. Coinvolgere gli ultimi cantori anziani rimasti, come insegnanti, e registrare le loro performance potrebbe permettere di preservare le tecniche vocali e interpretative tipiche di questa tradizione. Inoltre, coinvolgere scuole, università e accademie di musica potrebbe attirare nuovi talenti giovani interessati a imparare e a praticare questa forma d’arte.
- Digitalizzazione e accesso al patrimonio culturale: creare archivi digitali delle rappresentazioni di maggio drammatico potrebbe consentire una maggiore accessibilità al pubblico, non solo della Garfagnana ma anche oltre. La digitalizzazione delle rappresentazioni passate, e dei testi poetici potrebbe fungere da risorsa preziosa per studiosi, appassionati e aspiranti cantori.
- Rivitalizzazione attraverso eventi culturali: organizzare eventi e festival che celebrino il maggio drammatico, magari integrandoli con altre espressioni culturali moderne, potrebbe attirare un nuovo pubblico. Ad esempio, eventi che combinino il maggio drammatico con forme d’arte contemporanea o con altre tradizioni locali potrebbero rinnovare l’interesse e riattivare il coinvolgimento della comunità.
- Collaborazioni e intersezioni con altre forme d’arte: esplorare le possibilità di collaborazioni con artisti contemporanei per reinterpretare il maggio drammatico in modi innovativi potrebbe dare nuova vita a questa tradizione. La combinazione di teatro, musica e narrazione moderna con gli elementi tradizionali del maggio potrebbe non solo preservare, ma anche evolvere la forma d’arte per renderla rilevante nel contesto attuale.
- Educazione e sensibilizzazione: sensibilizzare il pubblico giovane attraverso programmi educativi nelle scuole e attraverso campagne sui social media potrebbe contribuire a costruire un nuovo pubblico per il maggio drammatico. Spiegare l’importanza storica e culturale di questa tradizione e come essa possa ancora offrire valore e significato nella società odierna potrebbe accendere l’interesse di una nuova generazione.
In sintesi, mentre il canto del maggio drammatico si trova oggi a un bivio, con la giusta strategia di conservazione, educazione e innovazione, c’è la possibilità di non solo preservare questa preziosa tradizione, ma di darle una nuova vita, adattata alle esigenze e ai gusti della società contemporanea.
Bisogna, in ogni caso, passare dalla “lamentatio” all’azione e alla partecipazione alle iniziative.