Sebbene il “Maggio drammatico” (o epico) sia famoso soprattutto per i temi cavallereschi (i paladini di Francia, l’Ariosto, il Tasso), esiste un filone parallelo e molto sentito chiamato Maggio Sacro o Maggio delle Anime, che mette in scena episodi biblici.
Il tema della Strage degli Innocenti è uno dei più potenti e rappresentati in questo filone, specialmente in Garfagnana (Lucca) e nell’Appennino tosco-emiliano. (In questo sito altro articolo qui: Torna il canto della Natività e la strage degli Innocenti a Gorfigliano – Il maggio drammatico)
1. Erode: Il “Cattivo” perfetto per il Maggio
Nel teatro del Maggio, la recitazione è molto stilizzata, quasi gridata, e i personaggi sono archetipi netti.
- Il Tiranno: La figura di Erode si presta perfettamente allo stile recitativo del Maggio. Viene rappresentato come il classico tiranno paranoico e collerico.
- L’analogia con i “Turchi”: Scenicamente, Erode ricopre lo stesso ruolo funzionale che nei Maggi cavallereschi hanno i Re saraceni o i giganti: è il potente che ostacola il Bene. Questo permette all’attore di esibirsi in quelle che nel gergo si chiamano “sboronate” (vanti arroganti) e sfoghi d’ira molto teatrali, che sono molto apprezzati dal pubblico del Maggio.
2. La struttura della rappresentazione
Solitamente, la Strage degli Innocenti non è un’opera a sé stante isolata, ma è il momento culminante (o l’atto finale) del Maggio della Natività. La sequenza tipica prevede:
- L’arrivo dei Magi: Il confronto tra la sapienza dei Magi e l’inganno di Erode.
- L’ira di Erode: Quando Erode scopre di essere stato “beffato” dai Magi (che tornano per un’altra strada), esplode la scena drammatica dell’ordine del massacro.
- Il lamento delle madri: Spesso affidato al coro o a personaggi femminili, che cantano ottave struggenti sul dolore (un momento di alta emotività, diverso dai combattimenti con le spade tipici dei maggi epici).
- La Fuga in Egitto: La salvezza di Gesù, che chiude il dramma con una nota di speranza.
3. Fonti Letterarie
È molto probabile che i testi popolari dei maggianti (come quello del Casotti) abbiano attinto non solo direttamente dal Vangelo di Matteo, ma anche dal celebre poema “La Strage degli Innocenti” di Giovan Battista Marino (pubblicato postumo nel 1632).
Il Maggio, infatti, è un “collettore” di cultura alta: i poeti contadini leggevano i grandi classici e li “traducevano” nel linguaggio cantato del popolo. Il poema del Marino, ricco di descrizioni crude e drammatiche, era materiale perfetto per essere adattato in un Maggio.
4. Una particolarità temporale
Mentre il “Maggio Epico” (Orlando, Rinaldo, ecc.) si canta tradizionalmente in estate (luglio/agosto) nei castagneti o nelle piazze, la Strage degli Innocenti è una delle poche eccezioni che viene spesso rappresentata nel periodo natalizio (dicembre/gennaio), talvolta al chiuso (nelle chiese), mantenendo però la tecnica del canto “a maggio” (il tipico fraseggio lento e la melodia tramandata oralmente).
E per concludere il testo di una tragica ottava cantata da una delle madri che ha deciso di uccidere lei suo figlio e poi uccide se stessa:
Oh che affanno crudel sento nel cuore
perdonami amor mio se alfin t’uccisi
smarrita ne rimasi dal dolore
e te colle mie mani il cuor divisi.
La morte ci farà per suo favore
i nostri corpi in un sol corpo unirsi
perché di te la brama ormai m’invita
d’esserti madre ancor nell’altra vita.
Il testo appartiene ad una versione del maggio di circa 100 anni fa appartenete alla famiglia Pedri di “Il Molinello” località di Piazza al Serchio.
